Sindrome del Burn-out
Ecco i sintomi, le cause e alcuni consigli per recuperare
La stanchezza eccessiva è senza dubbio il sintomo più riportato dai pazienti negli studi di medicina generale. La debolezza cronica ha molteplici possibili cause, e solo in una piccola percentuale di casi è la manifestazione di una grave malattia sottostante, mentre nella maggior parte dei casi insorge in assenza di una patologia organica, ma è la conseguenza diretta dello stress continuativo e costante.
Tra le malattie organiche che possono essere associate a debolezza cronica si ricordano la malattie cardiache1, l’ipotensione2, le infezioni croniche3, le allergie4, le malattie autoimmuni5, i tumori occulti6, la sclerosi multipla7 e l’ipotiroidismo8.
Nella maggior parte dei soggetti, tuttavia, la stanchezza è una risposta allo stress eccessivo a cui vengono sottoposti nella quotidiana attività lavorativa, definita comunemente sindrome del burn-out (“bruciato dal lavoro”).
La pandemia di COVID-19 ha evidenziato un’esplosione di casi di burnout lavorativo, principalmente tra gli operatori sanitari coinvolti nella gestione dell’emergenza sanitaria 9,10.
Tuttavia, il cambiamento delle abitudini lavorative e la crisi che ha riguardato molti settori economici ha causato un aumento dei casi di burnout in molti settori, anche non legati direttamente all’emergenza sanitaria 11.
Il burn-out 12 può cominciare con la necessità quotidiana di un forte sforzo ad alzarsi dal letto, e col bisogno di assumere bevande con effetto psico-stimolante (caffè o tè) per iniziare l’attività e per mantenere l’efficienza durante la giornata lavorativa.
Nelle ore pomeridiane comincia a presentarsi una certa stanchezza, che diventa pesante il momento in cui si rientra a casa.
Nonostante la stanchezza, il riposo è spesso insoddisfacente o insufficiente e si ha frequentemente difficoltà a dormire. Di giorno in giorno, le crisi di stanchezza diventano sempre più importanti, e cominciano a generare problemi nei rapporti interpersonali.
La capacità di autocontrollo diminuisce, mentre aumenta la facilità all’ira, che tende a peggiorare i rapporti lavorativi e a ridurre ulteriormente il rendimento nel lavoro e la gratificazione lavorativa. In seguito, peggiorano anche i rapporti extralavorativi, con amici e famiglia.
La tendenza all’isolamento diviene più marcata, e nel tempo può far insorgere vere e proprie turbe emotive, con sintomi ansiosi o depressivi, che peggiorano ulteriormente il rendimento lavorativo, formando un circolo vizioso.
A questo punto, il malessere psichico può essere somatizzato e i soggetti con burn-out avanzato possono avvertire dolori cronici dovuti alla rigidità muscolare (cervicali, temporo-mandibolari, dorso-lombari).
Paradossalmente, questi dolori possono essere più accentuati nel fine settimana o nei periodi di breve riposo dal lavoro, per effetto del rilassamento muscolare troppo intenso e rapido, dopo giorni di tensione eccessiva e sostenuta.
Infine, lo stress duraturo può portare all’indebolimento del sistema immunitario e agli effetti cronici dell’iperattivazione adrenergica e neurormonale tipica dello stress cronico: tra queste, raffreddori, influenze, ulcere, coliti, asma, ipertensione, alterazioni della cute e dei capelli.
Comportamenti anomali o sintomi neuropsichici che possono essere tipici dell’esaurimento (burn-out) sono: eloquio rapido, impreciso e frettoloso, fame nervosa o inappetenza, iperattività alternata a sonnolenza, difficoltà di concentrazione e perdita di memoria a breve termine, diminuzione del desiderio sessuale, vertigini, colon irritabile e sintomi dispeptici.
Per prevenire questo circolo vizioso di disfunzione lavorativa13, socio-relazionale, psicologica e fisica, è essenziale identificare precocemente i segni dello stress cronico e correre tempestivamente ai ripari, assicurandoci sufficienti periodi di recupero psicofisico nei quali lasciar completamente da parte l’attività lavorativa, per dedicarsi ad attività ricreative completamente diverse, da scegliere sulla base dei gusti e delle tendenze personali.
La necessità di periodi di totale recupero psicofisico tramite allontanamento totale dall’attività lavorativa è ben conosciuta da chi ha avuto l’opportunità di lavorare con gli astronauti, con militari d’élite, con atleti e con manager di alto livello, figure che rappresentano quella che viene definita “l’alta prestazione”, sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista mentale.
I medici che hanno a che fare con lavoratori ad alta prestazione sanno che il primo passo per il corretto recupero psicofisico è garantirsi sufficienti ore di sonno riposante.
Su questo tema, si può citare uno studio fatto qualche anno fa dall’esercito americano. Un reparto è stato diviso in 4 gruppi e sottoposto a una esercitazione di tiro che durava tutta la giornata, per 20 giorni consecutivi: i 4 gruppi differivano per le ore che era consentito dormire per notte, rispettivamente 7, 6, 5 e 4.
A distanza di 20 giorni, il grado di precisione di tiro ottenuto era variabilissimo, dal primo gruppo che ottenne il 98% fino al gruppo che dormiva 4 ore, in cui il grado di precisione era bassissimo, appena 15%. Questa differenza di prestazioni lavorative dipendeva solo dalle ore di sonno. La maggior parte delle persone non dorme le 7-8 ore canoniche che molti studi hanno dimostrato essere necessarie per ottenere una prestazione ottimale.
La carenza di sonno e di recupero porta prima a un calo della prestazione e dopo a tutte le conseguenze del burnout che abbiamo precedentemente descritto14.
Il sonno notturno ha un’importanza enorme e se non lo si riesce a garantire nella maniera adeguata (ad esempio per cause familiari), la carenza di sonno notturna può essere compensata con il classico pisolino a metà giornata, modernamente definito power-nap.
Il power-nap deve però dovrebbe essere molto breve (10-20 minuti) e spesso può portar vantaggio anche se non si arriva ad addormentarsi, ma si rimane solo in uno stato di dormiveglia. Concedere a metà giornata al nostro organismo un momento di recupero psicofisico è fondamentale per affrontare il resto delle ore lavorative con maggiore energia.
Anche lo svolgimento di regolare attività fisica aerobica non competitiva aiuta a prevenire e a limitare gli effetti deleteri del burnout15, mentre l’attività sportiva competitiva o l’eccesso di allenamento possono rendere il burnout più probabile16.
Laddove l’allontanamento periodico completo dal lavoro o le pause a metà giornata non siano possibili, l’utilizzo di integratori nutraceutici e fitoterapici può aiutare a ottenere un sufficiente recupero psicofisico.
Per il recupero delle forze fisiche dopo una attività impegnativa da un punto di vista motorio, l’integrazione di alcune sostanze ha mostrato vantaggi importanti in termini di rapidità e efficienza del recupero.
La carnitina agisce come trasportatore per indirizzare gli acidi grassi verso il mitocondrio, dove avviene il metabolismo ossidativo, e si trova naturalmente nelle carni di ovini, bovini e suini e in misura minore in latte, pesce, pollo e frutti.
Pertanto, una carenza di carnitina è possibile nei regimi alimentari poveri di carne e comunque in presenza di un aumentato fabbisogno, come nel caso di soggetti che praticano molta attività fisica17.
Nei soggetti che praticano attività fisica, la supplementazione di carnitina ha reso molto più rapido il recupero della funzione muscolare dopo l’esercizio e ha ridotto il dolore muscolare 18.
Acido folico e vitamina B12 sono vitamine essenziali per la funzione del sistema nervoso, dei muscoli e per un adeguato ricambio delle cellule del sangue. Sono prevalentemente assunte con le carni, i latticini e le uova, per cui la loro carenza è molto frequente19.
La carenza di B12 e folati ha conseguenze dannose sulla funzione dei nervi periferici, causa anemia, alterazioni cognitive e stanchezza cronica. Il coenzima Q10 (ubiquinone) è una sostanza presente in tutte le cellule dell’organismo essenziale per le reazioni del metabolismo energetico ossidativo mitocondriale, e dotata di una spiccata funzione antiossidante20; è particolarmente importante nel sistema nervoso centrale, nel cuore e nei muscoli.
Esso si trova nelle carni, nei latticini ma anche negli oli vegetali, per cui una sua carenza assoluta è molto rara21. Tuttavia, in caso di stress continuativo si può instaurare una carenza relativa di Coenzima Q10, con effetti sul sistema nervoso e sulla forza muscolare.
Per queste ragioni, la supplementazione integrativa di folati, vitamina B12 e coenzima Q10 può prevenire gli effetti deleteri dello stress sul sistema nervoso e sui muscoli, potenzialmente riducendo la sensazione di stanchezza.
Per queste ragioni, la supplementazione integrativa e simultanea di carnitina, folati, vitamina B12 e coenzima Q10, può migliorare le funzioni metaboliche muscolari, ridurre l’astenia e il dolore muscolo-articolare e migliorare il recupero della funzione muscolare e neuropsichica dopo sforzi o stress prolungati.
La Ashwaganda (Withania somnifera) ha mostrato la capacità di migliorare la qualità del sonno in pazienti con disturbi del sonno e sonno non ristoratore22, riducendo la stanchezza durante il giorno. Inoltre, l’Ashwaganda migliora la resistenza agli sforzi, aumentando la capacità cardiorespiratoria durante esercizio e la rapidità del recupero psicofisico23.
L’estratto della radice di Maca (Lepidium meyenii) ha una importante funzione energizzante e di potenziamento sessuale, oltre a importanti effetti sull’umore (efficacia antidepressiva e ansiolitica24) e una riduzione dello stress psicofisico, con conseguente riduzione della sensazione di stanchezza.
L’estratto liposolubile di Maca è capace di modulare il metabolismo energetico e di migliorare il livello di antiossidanti, migliorando la tolleranza allo sforzo e il recupero delle capacità motorie in modelli animali25 e nei pazienti26.
L’estratto di Guaranà (Paullinia cupana), per la sua funzione energizzante, è stati usato con successo per ridurre la depressione e l’astenia in pazienti con varie patologie tra cui gli oncologici27, e pertanto mostra un elevato potenziale la riduzione della stanchezza indotta dallo stress psicofisico.
Anche lo zenzero ha mostrato la capacità di ridurre non solo la nausea ma anche la stanchezza in pazienti oncologici in trattamento chemioterapico28, e pertanto può contribuire a ridurre l’astenia legata allo stress e alla carenza di riposo.
In definitiva, l’assunzione di estratti di Ashwaganda, Maca, Guaranà e Zenzero ha il potenziale di prevenire la stanchezza e il dolore muscolare, ridurre l’ansia e quindi prevenire gli effetti deleteri a lungo termine del burn-out.
Autore
Dottor Raffaele Coppini, Università di Firenze dipartimento di NeuroFarBa
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